Tratto dal semestrale n.13 “al sâs” del Gruppo di Studi “Progetto 10 Righe”
di Pier Luigi Perazzini
Un tempo, in ogni piccola comunità rurale, il mercato settimanale locale svolgeva un ruolo di grande importanza, difatti non solo permetteva ai suoi abitanti di potersi rifornire degli attrezzi necessari per il lavoro e di altri prodotti necessari alla famiglia o alla casa, ma soprattutto era
‘ indispensabile per vendere le produzioni dei campi e il bestiame sia da macello che da lavoro; la partecipazione di gente di altri luoghi favoriva poi la diffusione di esperienze e saperi, svolgendo così anche un’importante funzione educativa e sociale. Al mercato si imparavano notizie, si stringevano accordi e a volte perfino matrimoni; vi si poteva trovare il notaio, il barbiere e il cavadenti, e non mancavano neppure occasioni di divertimento e di festa. I mercati erano un’importante fonte di guadagno anche per chi li gestiva e metteva a disposizione spazi e servizi, e non a caso erano proprio i nobili o i maggiori possidenti a cercare di assicurarsi i prescritti permessi per avvantaggiare le loro proprietà. Un documento conservato presso l’Archivio di Stato di Bologna, che qui presento, ci fa conoscere che nella seconda metà del Seicento anche i conti Rossi brigarono per ottenere il privilegio di un mercato settimanale presso il loro palazzo di Pontecchio (1).
Dal mercato di Pontecchio alla Fira di sdaz”
Nella seduta del Senato bolognese del 28 aprile 1673 venne esaminato un memoriale presentato dal conte Giacomo Rossi:
Illustrissimi Signori
L’humilissimo Oratore di Vostre Signorie Illustrissime il conte Giacomo Rossi desiderarebbe [sic] introdurre nel suo loco, a Palazzo di Pontecchio un giorno d’ogni settimana il Mercato d’ogni cosa vendibile esente, conforme all’uso, et stile del Commune di Bologna; perciò riverente supplica le Signorie loro Illustrissime a restar servite di concedere a se, e suoi successori tal Grazia. Quas Deus.
I Senatori decisero di affidare all’Assunteria di Magistrati (oggi diremmo all’Assessorato competente) l’esame della richiesta per valutarla, svolgere le opportune indagini e quindi riferire al Senato. Tutte cose che gli Assunti effettuarono puntualmente e velocemente; pubblicarono anche un avviso che venne affisso alla porta della chiesa parrocchiale per informare la popolazione e dar maniera, a chi di ragione, di fare eventuali osservazioni o anche di opporsi (vedi figura in alto).
Finalmente il successivo 20 giugno 1673, inviarono al Senato il seguente resoconto:
Illustrissimi Signori
Hanno gli Assonti de Magistrati prese le dovute in formationi sopra le istanze del Signor Rossi, e publicate le Notificationi à luoghi soliti, non si è sentito in termine d’esse alcuna oppositione. Non restando però pregiudicati alcuno de gli altri luoghi vicini; credono però gli Assonti che le Signorie Vostre Illustrissime possano benignamente concorere co’ loro Voti alla chiesta gratia del Mercato ogni lunedì della settimana nel Comune di Pontecchio nella piana, ò sito rincontro il Palazzo di detto Signor Rossi; e quando in altro giorno cadesse la festa della Natività della Beata Vergine, quel giorno di tal solennità, cioè li 8 Settembre e tanto riferiscono, rimettendosi […]
La relazione venne letta in Senato nella riunione del 23 giugno, quindi, come era la prassi, messa “a partito”, cioè al voto, nella seguente forma:
Commesso partito di concedere al Sig Conte Giacomo Rossi, che nella piana avanti il suo Palazzo di Pontecchio ogni lunedi della Settimana, eccettuata la Settimana in cui sarà la Madonna di Settembre, che s’intende concesso per quel giorno, possa tenere un mercato all’uso degli altri, che si fanno nel contado di Bologna. Conforme la detta relatione.
Al voto il dispositivo risultò approvato con 23 voti affermativi su un totale di 26 votanti. Ecco, era nato il mercato settimanale di Pontecchio, un mercato di merci e bestiame e cose varie che si sarebbe tenuto presso il palazzo Rossi tutti i lunedì, all’infuori della settimana in cui cadeva la festa della Natività della Vergine; in quella settimana il mercato si sarebbe dovuto svolgere l’8 settembre, indipendentemente dal giorno della settimana. Infatti in quel giorno all’oratorio di palazzo Rossi, come in tutte le altre chiese dedicate alla Natività della Madonna, si festeggiava la santa patrona. Come vedremo, il mercato settimanale non continuò a lungo, ma proprio dall’unione di quel mercato con l’antica festa religiosa prese avvio la famosa fiera di Pontecchio, che da allora si continuò a svolgere regolarmente in occasione della festa annuale della Madonna. Elementi questi che emergono anche dall’esame dell’iter di un’altra petizione, pure conservata nel medesimo archivio (2), che gli abitanti di Pontecchio indirizzarono al governo bolognese, istanza che venne letta in Senato nella seduta del 10 maggio 1743:
Illustrissimi, ed Eccelsi Signori
Il Massaro, ed Huomini della Communità di Pontecchio, Umilissimi Oratori delle Signorie Loro Illustrissime, ed Eccelse, gli espongono, qualmente ai tempi andati nel loro Commune, si faceva un Mercato di Bestie Bovine un giorno alla settimana con grande loro vantaggio, quale in oggi è andato in disuso, apportando ad essi Oratori non poco nocumento, tanto più, che non possono intrervenire ad altri Mercati a causa della lontananza di Miglia dieciotto in circa, che sono, fuori, che quello della Città: e così supplicano le Signorie Loro Illustrissime, ed Eccelse di poter ottenere per li giorni di martedì tal permissione, che della grazia […]. Quam Deus.
Questa petizione risulta sottoscritta da diciannove possidenti della comunità: Francesco Ferri, Giuseppe S. Marchi (da intendersi Sanmarchi), Antonio Maria Amadeij, Giovanni Pasquini, Giuseppe Trebbi, Lazzaro Toldi, Giuseppe Zanetti, Gio. Antonio Stanzani, Pellegrino Pasqua, Pietro Maria Fortuzzi, Giuseppe Maccafari, Domenico Castelli, Giacomo Maria Santi, Antonio Ferari, Geremia Ferari, Francesco Maria Galli, Gerolomo Albertazzi, Stefano Migliori, Gioanni Gentili (?) e, per ultimo, dal massaro (che, pur essendo la persona più autorevole della comunità, risulta analfabeta): Croce di Francesco Medici Massaro del
Comune di Pontecchio con la quale affermo quanto sopra mediante me Francesco Ferri Scrivano.
Il tono ampolloso e la forma permeata di servilismo e deferenza, come imponeva il costume del tempo, ci fanno conoscere che il mercato settimanale di Pontecchio era cessato già da molti anni, e che non si teneva neppure nelle comunità vicine; anzi, all’infuori di quello di Bologna, non ve ne era nessun’altro in un raggio di ben 18 miglia (circa 34 chilometri). Anche questa volta i senatori sottoposero la richiesta al parere dell’Assunteria di Magistrati, che trattò l’argomento nella propria riunione del 12 dicembre, e prontamente relazionò ai Senatori:
Adi 12 Dicembre 1743
In Congregazione di Magistrati in numero di 6, coll’Illustrissimo, ed Eccelso Sig. Confaloniere.
Illustrissimi, ed Eccelsi
Sussiste interamente l’esposto dal Massaro, ed Uomini della Communità di Pontecchio d’esservi colà stato in passato il Mercato, ed essere andato in disuso. La Nobile Famiglia Rossi ancor vigente, a cui fu fatta la concessione di tal Mercato siino l’Anno 1673 si è poi ritirata dal prestare il Terreno suo proprio, sul quale aprivasi il Mercato, e di qui ne venne, che la loro Communità restò priva del Vantaggio, che le ne risultava da un tal Commercio. In oggi per far cosa grata, ed utile a quegli Abitanti, e Communità circonvicine, un Possidente in quella Communità si esibisce di prestar esso graziosamente la comodità del Terreno ogni qual volta piaccia alle Signorie Vostre Illustrissime, ed Eccelse di consolare la Communità Oratrice. Gli Assunti conoscendo, che il rimettere quel Mercato non potrà non ridondare in qualche vantaggio di quel luogo, ne sarà per inferire alcun pregiudizio agli altri Mercati, i quali oltre la lontananza non cadono nel giorno di giovedì, che potrebbe destinarsi per questo, benchè in tal giorno si faccia quello di Medicina. Le condizioni, che a senso degli Assunti potrebbero inserirsi in questa nuova Concessione, alla quale di buona voglia aderisce il Sig. Conte Rossi, per non trovarsi per ora in grado di dare come in passato il terreno per uso del detto Mercato, sembrerebbero le seguenti: Che la Concessione sia fatta a beneplatito dell’Eccelso Senato, e debba cessare ogni qualvolta la famiglia Rossi vorrà valersi della Concessione del Mercato a Lei fatta l’Anno 1673, e possa anche ad ogni arbitrio, e volontà del Senato, e quando il creda espediente, rivocarsi. Che debba farsi nel giovedì di ciascheduna Settimana non Festivo a risserva della Settimana, che precede alla Fiera di Pontecchio, e dell’altra, che vi succede, e ciò per un giusto, e conveniente riguardo alla Famiglia Rossi, e al traffico della sua Fiera. Nel resto poi potrà circostanziarsi la grazia di questa Concessione con tutte le solite clausole d’immunità, e privilegj, che godono gli altri Mercati di questo Contado. E con ciò gli Assunti riverentemente si rassegnano […].
La relazione fu discussa in Senato pochi giorni dopo, il 20 dicembre e, messa ai voti, venne approvata all’unanimità:
Memoriale del Massaro, et Uomini della Comunità di Pontecchio di potere instituire un mercato nel loro Comune a condizione che si facia nelgiorno di Giovedi di ciascuna settimana non festivo, a riserva però della settimana, che precede alla Fiera di Pontecchio, e dell’altra che vi succede, con tutte le immunità e privilegi che godono gli altri mercati di questo Contado, e che la presente concessione s’intenda fatta a beneplacito, e debba cessare ogniqualvolta la famiglia Rossi voglia valersi della concessione del mercato a Lei fatta sino l’anno 1673, e possa anche ad arbitrio del Senato, e quando il creda espediente, rivocarsi, e secondo la relazione de’ Signori Assunti di Magistrati.
Finalmente Pontecchio riprendeva il suo mercato settimanale. Tutto risolto? Sembrerebbe di si, tuttavia dobbiamo conoscere anche le successive vicende del mercato e della fiera di Pontecchio perché sono una parte importante della storia della nostra comunità. Qualche aspetto è già stato esaminato (3), ma sono certo che molti altri dettagli sono ancora rinchiusi nei cassetti della memoria o nascosti tra polverose carte d’archivio.
Li esamineremo man mano che torneranno alla luce.
Ulteriore approfondimento:
Opuscolo pubblicato dal Circolo Filatelico “Guglielmo Marconi” dedicato alle fiere e mercati di Sasso Marconi.
pdf “Fiere e mercati a Sasso”
Altro materiale alla pagina
Rievocando la Fiera di Pontecchio