Testo tratto dalla “Guida sentimentale di Sasso Marconi” – Autrice Luisa Teresa Acquaderni
Rimembranze
Dolci campane,
liete e lontane
che festeggiate il sole:
odon serene
colline amene
quelle vostre parole.
Marco Acquaderni (1889-1938) Bologna , 1920
Mongardino, oltre a essere una meta di villeggiatura, è pure luogo di lontana e fervida tradizione cattolica. Subito arrivati “all’incrocio”, il vero centro di Mongardino, sulla destra ci si imbatte nel piccolo Oratorio di Sant’Antonio da Padova. Autentico luogo di culto, risale al 1400, e una visita per una preghiera o una candelina è quasi d’obbligo salendo fin qui.
Per gli appassionati della tradizione, ogni anno, il 13 giugno, si festeggia Sant’Antonio con la Santa Messa serale, seguita da una devotissima processione e da un momento di festa.
Proseguendo verso Calderino, a 500 m dall’incrocio sulla sinistra, si accede al castagneto, luogo di produzione del famoso marrone biondo dell’Appennino bolognese e da qui, per un viale interno privato, si giunge all’Oratorio dedicato alla Beata Vergine Madonna della Neve. Fu fatto erigere a metà del 1700 dal Canonico G.B. Mignani, allora proprietario. Luogo di culto fino al periodo della Seconda Guerra, durante la quale venne danneggiato dalle schegge nemiche, fu mantenuto in vita, ma utilizzato come magazzino agricolo più che come luogo sacro.
Nel 2007, grazie a un intervento di restauro conservativo ad opera congiunta della proprietà e della Comunità Europea, l’Oratorio della Madonna delle Neve è stato restituito al culto dei fedeli.
Quella mattina, il 20 ottobre, rinnovando il cielo il segno divino premonitore, don Guido ha celebrato la Santa Messa sotto la neve. Quale magico stupore!
L’oratorio è visitabile su richiesta, oppure la terza domenica di ottobre, in cui si festeggia il raccolto del castagneto. Ritornando al centro di Mongardino, questa volta seguendo la Via Tignano, in un paio di km si raggiunge sulla sinistra la Via Codicino. Avanti per questa stradina, e in fondo alla ripida discesa, si arriva alla bella chiesa di San Cristoforo, preceduta sulla sinistra dal grazioso cimiterino di campagna. La chiesa risale al 1600, ha una navata unica con coro nell’abside e organo sopra la porta di ingresso, sulla sinistra un oratorio utilizzato per lo più nelle affollate domeniche estive, sulla destra la sagrestia, che conduce alla canonica. Anche qui, nell’ultimo fine settimana di agosto, si fa festa. Mi ha sempre fatto sorridere il cartello indicante “strada senza uscita”…forse per la presenza del cimitero dove riposerò in eterno? Oppure per il sigillo sacramentale del mio matrimonio ricevuto proprio in San Cristoforo?
Decisamente luoghi dove la Pace regna sovrana, tra languidi panorami, il dolce scampanellio delle greggi e quell’aria profumata di quassù.