Borgonuovo fa parte dell’antica Parrocchia del Moglio la cui chiesa era situata sul colle a monte sulla sinistra della Via Porrettana. Questo territorio, nel Medioevo, si chiamava “Mulium” ed anche “Monte Amulio” ed è probabile che tale nome derivi da una importante famiglia romana che abitando nel luogo gli ha dato il nome.
Anche il Malvezzi, cercando l’etimologia dei nomi distrettuali del bolognese sostiene questa ipotesi avendo trovato nelle iscrizioni di Gruterio una “Gens Mulia” ed il notissimo cognome “Amulius’, nomi appartenenti a famiglie romane. Anche gli estimi (denuncie patrimoniali) della seconda metà del secolo XIII confermano l’esistenza della Comunità di Moglio che appunto nel 1282, contava solo “5 fumanti” (cinque nuclei famigliari). In quel periodo il censimento della popolazione avveniva in modo approssimativo, attraverso il numero dei camini (i fumanti) moltiplicato per nove persone.
Molti personaggi hanno avuto i natali a Moglio; nel XIII secolo, e più precisamente nel 1277 è certo che una famiglia detta “da Moglio o da Mogli”si stabilì a Bologna e poiché faceva parte dei Ghibellini dovette subire l’esilio quando tutti i seguaci della fazione dei Lambertazzi furono espulsi dalla città. Celebre fu anche Pietro di Bernardo da Moglio che, assieme al Boccaccio fu allievo di Petrarca e divenne dottore in arti nel 1346 e lettore di grammatica e retorica nel 1376; morì nel 1383. Giovanni di Francesco da Moglio si laureò in arti e medicina e insegnò all’università di Bologna fra il 1360 e il 1412. Si ricorda anche Pietro, notaio, che nel 1401 rogitò la pace tra i Bentivogli ed Astorge Manfredi. Di Moglio era un tale Melchiorre, dottore in leggi, che sedette fra i “Riformatori degli statuti di Bologna” e che alla sua morte, avvenuta il 22 febbraio 1450, ricopriva la carica d Gonfaloniere di Giustizia, che allora era la carica più importante nel governo di Bologna. Nei secoli seguenti si ricordano altri personaggi, fra i più noti emergono Alessandro di Giovanni che fu lettore di Diritto Civile dal 1463 al 1507 e Vincenzo di Alessandro che insegnò Diritto Civile Canonico dal 1618 al 1630.
Il Calindri nel suo articolo sul Moglio, fa un grande elogio ad un certo Pietro Bignami, proprietario di un vasto podere denominato “Pié di Sapone” ove produceva eccellenti uve per la vinificazione. Fra le ville signorili, sono degne di nota il grandioso Palazzo Zambeccari, il palazzo Bovi e quello detto “Fibbia” costruito dai Zambeccari che divenne successivamente proprietà del Sig. Bartolomeo Franzoni ed attualmente degli eredi Melloni, il palazzo Paleotti ed un palazzotto di antica costruzione situato sul Moglio vecchio con pregevoli dipinti appartenenti a Benazzi, costruito nel tardo 1500. Verso la fine del 1600 Giovan Battista Benacci aggiunse una nuova ala che si congiunge con la loggia che porta alla cappella a pianta ottogonale sormontata da una cupola, (oggi Villa Rossi di Medelana).
Nei secoli la popolazione del Moglio è stata la seguente:
- Anno 1300 n. 54 abitanti
- Anno 1555 n. 80/90 abitanti
- Anno 1629 n. 105 abitanti
- Anno 1774 n. 135 abitanti
- Anno 1800 n. 146 abitanti
- Anno 1858 n. 286 abitanti
- Anno 1901 n. 340 abitanti
- Anno 1945 n. 344 abitanti
- Anno 1986 n. 3.300 abitanti
- Anno 2005 n. 4.638 abitanti
La chiesa sorgeva a destra della strada sulla collina, appena terminato il primo pendio, in un luogo allora chiamato “Campo di San Donnino”. Della vecchia e precedente costruzione mancano dati storici, ma dai campioni delle chiese bolognesi esistenti nell’archivio Arcivescovile, si apprende che la chiesa di Moglio esisteva già nel 1378 (si presume che la costruzione sia avvenuta intorno al 1223).
Intorno al 1550 la chiesa era in condizioni disastrose, con parte del tetto crollato, senza porte e in completo stato di abbandono. I lavori di restauro iniziarono nel 1571 e terminarono nel 1573. Duecentotrenta anni dopo, nel 1802 sia la canonica sia gran parte della vecchia chiesa necessitavano nuovamente di un generale restauro, ma per la mancanza dei fondi necessari si preferì chiudere la chiesa abolendo la parrocchia che venne incorporata in quella di Nugareto. La decisione non piacque ai parrocchiani del Moglio e le proteste furono tali che si arrivò alla determinazione di edificare una nuova chiesa. I lavori iniziarono nel 1837, vennero più volte sospesi e ripresi, e soltanto nel 1845 terminarono con grande soddisfazione dei parrocchiani che avevano anch’essi contribuito alle spese per la nuova costruzione.
Il Santo Patrono era San Donnino e la festa della parrocchia si celebrava nella prima domenica di ottobre di ogni anno. La chiesa venne distrutta da un bombardamento alleato il 16 aprile 1945, anche il parroco Don Eligio Scanabissi perse la vita per il crollo di un rifugio attiguo alla chiesa distrutta.
Con l’insediamento della Cartiera del Maglio avvenuta nel 1873, venne favorita la costruzione di nuove case residenziali nelle vicinanze dell’insediamento industriale, che anche se non numerose diedero vita ad una nuova borgata che venne chiamata “Longara”. Non si hanno notizie certe, ma presumibilmente intorno alla fine del 1800 o ai primi anni del 1900, per volontà dei parrocchíani residenti nei pressi della Via Porrettana, sul ciglio destro della strada, dove oggi confluisce Via Gagarin venne costruito un oratorio di piccole dimensioni, anch’esso gravemente danneggiato dalla guerra come si può constatare da una fotografia scattata negli anni 50.
Dal 16 aprile 1945 al 15 ottobre 1961 la Parrocchia di Moglio rimane priva delle funzioni religiose. La data del 15 Ottobre 1961 coincide con l’arrivo dei nuovo parroco don Gianfranco Franzoni e l’apertura di una cappella provvisoria, con funzione di chiesa parrocchiale, situata in un garage gentilmente messo a disposizione dal Sig. Enrico Fagioli. Dal 1965 al 1981 la parrocchia ebbe una sede più spaziosa in un prefabbricato eretto nello stesso terreno in cui l’8 ottobre 1979, su progetto dell’arch. Giorgio Trebbi, iniziarono i lavori di costruzione dell’attuale moderna chiesa. Il Moglio da piccola parrocchia è oggi la frazione con il maggior numero di abitanti dopo Sasso Capoluogo.
scritto da Giuseppe Dall’Olio
tratto dal periodico “Sasso e dintorni” anno 6 n.20
del Circolo Filatelico “Guglielmo Marconi”