La confusione creatasi dopo l’8 Settembre 1944, aggravata dalla proclamazione della Repubblica di Salò avvenuta il 23 settembre dello stesso anno, costrinse migliaia di giovani soldati che erano riusciti a tornare alle loro case a fare una scelta di campo: o aderire alla chiamata di leva nei reparti della proclamata Repubblica Sociale italiana (Repubblica di Salò) con gravi minacce per i renitenti a combattere gli alleati a fianco dei tedeschi, o entrare nelle file della Resistenza, sotto il Comando del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale). Ci fu anche chi preferì nascondersi in attesa che la guerra finisse, ma molti di questi finirono nei campi di concentramento o nei campi di lavoro in Germania, a causa di spiate o dei continui rastrellamenti. In quasi tutte le case si insediarono dei tedeschi, fatto che complicò ulteriormente la vita di coloro che si erano nascosti.
Tanti giovani e meno giovani di Sasso entrarono nelle diverse formazioni partigiane operanti nella zona e nei comuni limitrofi. Il numero più consistente si identificò nella 9° Brigata Santa Justa, nelle Brigate Stella Rossa e Irma Bandiera. La 9° Brigata Santa Justa era composta di 387 persone e si distinse per i sabotaggi compiuti e per le operazioni operative. l combattimenti a cui partecipò vanno dalle brevi e rapide azioni di guerriglia alle azioni parziali di reparto e a quelle più complesse con la partecipazione di tutte le forze della Brigata.
Fra le tante azioni operative e di guerriglia condotte dalla Brigata, mi piace ricordare: il lancio di cartelli, con una speciale fionda, sui fili dell’alta tensione; i cartelli, che invitavano ad arruolarsi nelle file della Resistenza, rimanevano per mesi interi in bella vista a penzoloni (I più esperti erano Dello Venturi, Robotti, Sfera, l’Ing. Bordo e Monteleoni). Semina di chiodi a tre punte nelle strade di maggior transito. Asportazione di munizioni dal deposito della Chiete (Giorgio Lamma e la sua squadra). Taglio delle linee telefoniche, sabotaggi alle linee ferroviarie Bologna – Porretta e Casalecchio – Vignola. Asportazione di motociclette, armi, documenti e targhe della Polizia e divise militari che poi servivano alla Brigata per rapidi spostamenti in azioni truccati da tedeschi.
In tutte queste azioni si distinsero: Penati, Marchesi, Rizzi, Galli, Bregoli, Fava, Poggi, Morara, il russo Todua Romanos e tanti altri.
Il 18 novembre del 1944 la Brigata ricevette l’ordine dal colonnello Guerra del C.U.M.E.R. (Comando Unico Militare Emilia Romagna) di rientrare a Bologna al completo, poiché si prevedeva imminente la liberazione di Bologna. Il grosso della Brigata, compresi armi e materiali, furono trasportati in città con ambulanze della Croce Rossa condotte dalla “Primula Rossa” Tugnoli, Saetta, Monteleone, Pellegrino, Sfera e Gufo, che vestiti da “S.S.” italiane riuscirono nella delicata impresa senza problemi. Ai primi di gennaio tutte le compagnie della Brigata erano concentrate a Bologna, pronte ad ogni evento. Parteciparono così alla liberazione di Bologna.
Comandante militare della Santa Justa fu Pino Nucci. Il servizio sanitario era diretto dal Dott. Gino Nucci, fratello del Comandante, coadiuvato dalle dottoresse Busacchi e Biavati. Cappellano della Brigata fu il parroco delle Lagune Don Gabriele Bonani. Alla 9° Brigata Santa Justa, aderirono 58 cittadini di Sasso; 28 aderirono alla Brigata Stella Rossa, 17 alla Brigata Irma Bandiera e 72 si arruolarono in altre formazioni per un totale di 175 persone. Di queste 28 sono morte in combattimento, 11 fucilate, 2 impiccate e 2 disperse.
Giuliano Nanni