Il palazzo Mattei di Montechiaro attira la nostra attenzione per due ordini di motivi: innanzitutto l’immediato rimando a Cesare Mattei e alla sua Rocchetta di Riola di Vergato, anche perché Palazzo Mattei richiama la Rocchetta per la particolare struttura architettonica, ispirata all`eclettismo”; secondariamente per la particolare struttura della costruzione, costituita da due edifici tra loro collegati tramite un porticato, così formando un insieme organico.
Nelle mappe catastali del `700 e dell’800 (Catasto Boncompagni e Catasto gregoriano) i due edifici erano denominati Cà Nova, e si trattava di una casa rurale con annessa stalla o fienile, di proprietà dei RR. PP. Penitenzieri di S. Pietro di Bologna. Si trattava quindi di una delle tante proprietà di enti ecclesiastici bolognesi, sui quali abbiamo già altre volte avuto occasione di attirare l’attenzione; in proposito vorrei ricordare che nella zona di Castel del Vescovo, a fine `700, circa il 40% delle proprietà era nelle mani di conventi, monasteri, o comunque enti ecclesiastici della città di Bologna. Nel 1811 la proprietà della Cà Nova – per un totale di 125 tornature, circa 25 ettari – passa all’Avvocato Brunetti di Bologna, la cui figlia Carolina sposerà successivamente Giuseppe Mattei. Quest’ultimo, fratello del più famoso Cesare e padre di Luigi, diverrà proprietario del fondo denominato Cà Nova nel 1848. Ricordiamo che quasi contemporaneamente, nel 1850, il Conte Cesare Mattei acquista dalla famiglia Donati le rovine della fortezza matildica a Riola di Vergato e inizia i lavori per la costruzione della Rocchetta.
Arriviamo al 1870: in quell’anno assistiamo alla donazione della Cà Nova da Giuseppe al figlio Luigi. Il rogito notarile relativo all’operazione (contenuto in Archivio Perazzini, Carte Mattei, 5/130/5/1870, Donazione irrevocabile…) ne chiarisce bene il senso: Luigi Mattei aveva intenzione di acquistare alcuni beni dello zio Cesare, per ampliare i possedimenti agricoli della sua famiglia. Egli “avrebbe espresso di poter rendere anche maggiori profitti se il nobil suo zio sig. conte Cesare gli avesse consentito a prezzo conveniente l’acquisto dei vari fondi nei comuni di S.Lazzaro di Savena e Baricella”. Ma Cesare forse non si fida, vuole delle precise garanzie sulla solvibilità del nipote.
Questa situazione di stallo – Luigi vuole comprare i beni di S. Lazzaro e Baricella, il conte Cesare non vuole vendere – si protrae per diverso tempo. La donazione
fatta da Giuseppe al figlio Luigi permette a Cesare di “essere ben sicuro che non debbano poi mancare al sig. conte Luigi – (le parole sono sempre quelle del notaio Verardini) – i mezzi per potere più tardi provvedere agli impegni che nel frattempo abbia assunti”. Cesare insomma vende a Luigi “sotto condizione della paterna donazione”.
Siamo nel maggio 1870: ora la compravendita si può fare, il Conte Cesare ha ottenuto le garanzie richieste, e il prezzo è stato finalmente stabilito, dopo tre mesi di trattative, in £ 110.000. Il notaio Verardini, quindi, il 30 maggio, a dimostrazione dell’intreccio di interessi determinatosi e alla trattativa a incastro fra i tre contraenti, in un solo atto sancisce la donazione da Giuseppe a Luigi, ciò che permette a Luigi di potere acquistare da Cesare beni a S.Lazzaro e a Baricella per un totale di circa 140 ettari. Luigi Mattei si ritrova perciò, nel 1870,oltre a questi 140 ettari, tutta la donazione del padre Giuseppe, valutata in £ 948.500. La donazione riguardava anche palazzi e ville a Bologna, oltre a possessioni e tenute a Budrio, Medicina e Baricella. Giuseppe mantiene “l’uso e godimento del casino di campagna posto nella parrocchia di Monte Chiaro, denominato Le Case Nuove”. La tenuta di Monte Chiaro era divisa in quattro corpi: Amola, Tignano, Nugareto, Monte Chiaro, e comprendeva i fondi denominati: Poggio, Boschi, Pagliaro, Fornace, Sabbiuno, Casetto, Baccale, Ca’ Nova, Collina, Monterlo, Spiaguerra, Torre, Canova, Casetto Baccolino, Palazzina, Oppio, Cavara di sopra, Cavara di sotto, Casetto Barbazza, Molino de’ Frati, Sanguineto. Il valore complessivo della tenuta veniva indicato in £ 150.000.
Il rapporto esistente tra Cesare Mattei e il nipote Luigi viene messo in luce in alcune pagine del libro del Palmieri, “In Rocchetta con Cesare Mattei”. Si trattava di un rapporto molto stretto: tra i due regnava “la migliore armonia”, al punto che “quasi tutti i beni che il conte Cesare acquistava li intestava al nipote”. Ma seguiamo per intero il racconto che ne fa il Palmieri:
“Il male fu che il nipote spendeva più delle rendite e fece debiti (…). Un brutto giorno avvenne la catastrofe. I creditori iniziarono gli atti ed i beni furono messi all’asta. Fra quelli vi erano tutti i fondi attorno alla Rocchetta (…). I lotti dei beni venduti furono ventinove per la parte del conte Luigi e cinque per la parte comune a lui ed al conte Cesare. E vi erano lotti composti di parecchi fondi. L’ottavo ne comprendeva undici situati in Tignano e Nugareto di Praduro e Sasso”. Ciò avvenne all’inizio degli anni ’90 dell’ 800, pochi anni prima della morte di Cesare Mattei, avvenuta nel 1896. In seguito a questa situazione “il conte Cesare non volle più vedere il nipote e l’abbandonò al suo destino”. Alla luce di questi fatti, possiamo supporre che la costruzione di Palazzo Mattei, nella forma documentata dall’immagine della cartolina d’epoca del 1912 sopra riportata, sia avvenuta nel periodo compreso tra il 1870 e il 1880, e che perciò porti ancora i segni dell’armonia tra zio e nipote. Si potrebbe ipotizzare la costruzione di Palazzo Mattei come un omaggio di Luigi ai due soggetti della donazione del 1870: al padre Giuseppe, in quanto donante, viene garantito il soggiorno estivo in un palazzo all’altezza del grado di nobiltà; al più famoso zio Cesare viene reso indiretto omaggio richiamando lo stile architettonico, improntato all’eclettismo, della Rocchetta Mattei di Riola.
Partendo da una cartolina d’epoca, su invito del Comitato di Redazione e per conto del “Gruppo 10 Righe”, attraverso una intensa e fortunosa ricerca, posso oggi porre alla vostra attenzione, questo edificio, evidenziando il suo grande ed indubbio interesse storico – architettonico, che coinvolge Sasso, Vergato e la Valle del Reno.
Giancarlo Delle Donne
Tratto dal periodico del Circolo Filatelico “Guglielmo Marconi”
Sasso & Dintorni anno 1 n°2 e 3
Nota:
Cesare Mattei, personaggio estroso, fu
discepolo di Paolo Costa, assieme a giovani
che diventeranno personaggi illustri nella
storia d’Italia: Antonio Montanari, Rodolfo
Audinot, Marco Minghetti.
Mattei che non era medico, fu grande soste
nitore e promotore dell’ “elettromeopatia” e
grazie ai proventi della sua industria f’armn
ceutica si creò un impero economico.