Il “dopo” Etruschi

Cratere etrusco

Cratere attico (V sec. a.C.) dalle tombe etruche del Capoluogo di Sasso Marconi. (Museo Arch. di Marzabotto), dalla guida del Comune di Sasso - Edizione Giorgio Bertocchi

Alla presenza degli Etruschi lungo la valle del Reno, che di un tracciato non lontano dalla attuale Porrettana avevano fatto la principale via di comunicazione fra la Toscana e la
pianura Padana, fece seguito, intorno al IV secolo a.C., quella dei Celti. Carducci per ricordare questo evento, scrisse che essi giunsero “a lavarsi la strage nelle fredde acque
alpestri, ch’ei salutavano Reno” ricordando con nostalgia il loro grande fiume germanico. Certo è che questo popolo attaccò con un forte esercito gli Etruschi che, nonostante fossero meglio armati e tecnicamente più evoluti, nulla poterono contro la brutale forza guerriera dei poderosi barbari e furono scacciati dalla pianura padana.
Del ceppo celtico, a ridosso dell’Appennino si insediarono i Galli Anamari a ovest, in questa zona i Boi, verso l’Adriatico i Lingoni e sul mare i Sènoni. Si sa per certo che nel. 350 a.c. conquistarono la città etrusca di Marzabotto e a Lagune è stato fatto un ritrovamento di tombe a inumazione, simili a quelle celtiche di Marzabotto databili allo stesso periodo. La presenza dei Galli fu breve poiché già dal terzo secolo a.C. iniziò l’espansione di Roma verso il nord d’Italia. Questa presenza diede origine a un nuovo fiorente periodo di pace e prosperità, di cui furono lasciati segni inconfondibili, che ancora permangono, come l’acquedotto, a poca distanza dallo sbocco del Setta nel Reno di fronte alla Rupe, che fu costruito nell’età augustea e che portava l’acqua alla Bononia romana. Il “condotto di quasi venti chilometri, i più dei quali in un, cunicolo (specus) rivestito in muratura, con pozzi per l’aerazione e pozzi di accesso per i lavori di scavo e di ispezione è una stupefacente opera di ingegneria acquedottistica che, interrata col tempo e dimenticata, fu riscoperta nel 1862 e riattivata nel 1881 per servire ancora alla nostra sete” [Paolo Guidotti: il Reno vena sanguifera della città, Bologna]. Tra gli innumerevoli e importanti segni della presenza romana, che periodicamente affiorano, vi sono ruderi in mattoni, pavimenti a mosaico, frammenti ceramici e monete. La caduta dell’Impero Romano aprì le porte del territorio di Sasso Marconi ai Goti e successivamente ai Bizantini, ai Longobardi e ai Franchi. Il fatto di essere stato il territorio di Sasso zona di frontiera fra i domini bizantini e quelli longobardi, ha fatto sì che non vi siano nel comune segni evidenti di questi presenze, ma solo supposizioni su fatti o episodi che avrebbero coinvolto questo luogo. Il Calindri, nel suo “Resoconto sullamontagna e collina del territorio bolognese”, riferisce con convinzione, anche se non ha prove certe, dell’esistenza di un importante fortilizio, risalente a questo periodo, il Castrum Feronianum, situato proprio sulla Rupe. Si tratterebbe del Castel Ferrone, nominato dagli storici, che il re longobardo Liutprando occupò, con la sua armata, allorchè nel 728 venne alla conquista di Bologna per toglierla ai Bizantini. Con la caduta del regno Longobardo e l’affermazione dei Franchi, il baricentro della storia si era decisamente spostato dal Mediterraneo al centro dell’Europa. Ciò si rese ancor più evidente con l’avvento al potere di Ottone di Sassonia che, sceso in Italia e fattosi incoronare imperatore nel 962, diede un carattere decisamente germanico alla amministrazione della penisola italiana, imponendo definitivamente l’organizzazione feudale. Tale organizzazione era basata in gran parte sulla concessione di benefici feudali ai maggiori rappresentanti dell’ordinamento ecclesiastico che assumevano il titolo di Vescovi-Conti o Principi-Vescovi. In questo modo i Vescovi venivano incorporati nel sistema feudale.
Probabilmente risale a questo periodo l’istituzione del feudo di Castel del Vescovo. Proprio il Calindri ci riferisce che la prima notizia che si ha di Castel del Vescovo è quella che si
trova nel diploma di Federico II Imperatore del 1220 a favore del Vescovo Enrico Il dalla Fratta e dalla Mensa, nel quale si concede al Vescovo e ai suoi successori la piena giurisdizione di vari castelli, tra cui “Castel del Vescovo e la sua Corte”. Questo Castello il Calindri ritiene probabile fosse situato ove ora sorge la villa detta delle Torrette, cioè  villa Achillini.

accette età del bronzo

Accette dell'età del bronzo (parte di un gruppo di 41 pezzi) ritrovati a Badolo. (Museo Archeologicico di Bologna), dalla guida del Comune di Sasso Marconi - Edizione Giorgio Bertocchi.

 

Francesco Fabbriani
Tratto dal periodico del Circolo Filatelico “Guglielmo Marconi”
“Sasso 98” Nella valle del Reno