Agli inizi del mese di ottobre del 1944 nella Villa Ghisilieri nel Borgo di Colle Ameno si insediò un reparto della Feldgendarmerie, il reparto di polizia militare della Wermacht comandato dal sergente maggiore Friedrich Brotschy (Fritz).
In precedenza la villa aveva ospitato anche un ospedale da campo tedesco. Dal 6 ottobre al 23 dicembre 1944 Colle Ameno venne utilizzato come campo di concentramento-smistamento per prigionieri civili di sesso maschile di età compresa tra i 18 e i 55 anni.
Colle Ameno era un punto strategico nel retro del fronte, in cui le truppe naziste potevano operare nell’attività di rastrellamento sul territorio con relativa tranquillità.
La cattura dei prigionieri civili avveniva anche grazie ai posti di blocco dislocati sulla via Porrettana sulla quale transitarono, tra l’altro, tutte le persone che nel 1944 vennero sottoposte a sfollamento obbligatorio.
Anche molti degli uomini che scendevano verso Bologna da Marzabotto, compresi alcuni fra i pochi superstiti della strage di Monte Sole, furono catturati in questi posti di blocco. Gli uomini venivano imprigionati indipendentemente dal loro stato sociale, dal loro credo politico o dalla loro militanza, essi venivano catturati in quanto forza lavoro da poter utilizzare in loco o nelle imprese tedesche. Una volta internati i prigionieri erano oggetto di episodi di violenza sistematica: dalle testimonianze raccolte riemerge il tetro ricordo del graduato “Fritz”, che si distinse per ferocia e sadismo nell’infliggere minacce, torture e violenze.
I prigionieri catturati venivano sottoposti ad una selezione in base allo stato di salute e di efficienza lavorativa così da essere poi suddivisi in tre categorie: i più giovani e fisicamente validi venivano selezionati come forza lavoro da inviare nei campi di lavoro in Germania, questi erano poi raccolti in gruppi e con-dotti alla stazione di Casalecchio di Reno da dove venivano tra-sportati a Bologna alle Caserme Rosse per essere successivamente trasferiti in Germania. I meno giovani ma ancora abili al lavoro erano aggregati alla organizzazione Todt ed utilizzati coattivamente dall’esercito tedesco per la costruzione di fortificazioni e trincee lungo la Linea Gotica. Gli invalidi e le persone malate venivano fucilate.
Nel piccolo campo, in alcuni momenti, si raggiunse un tale affollamento che non c’era più nemmeno lo spazio per stendersi a dormire e gli uomini prigionieri erano costretti a tentare di farlo in piedi, schiena contro schiena. Non è possibile determinare né il tempo di permanenza dei prigionieri, che era sempre molto breve e non superava i tre-quattro giorni, né è possibile stabilire quanti uomini siano transitati nel campo di Colle Ameno, anche se non pare infondato ipotizzare un numero nell’ordine di tre-quattro mila.
Difficile è ricostruire con certezza il numero degli uomini che trovarono la morte qui o, dopo il trasferimento, in qualche campo in Germania: successivamente alla Liberazione vennero rinvenuti nel grande parco e nei campi a sud del Borgo 19 corpi sepolti in diverse fosse comuni.
Visita il sito dell’Aula della Memoria di Colle Ameno, Sasso Marconi.
Tratto da “Dai Monti alle Risaie” a cura di Cinzia Venturoli