Breve biografia di Guglielmo Marconi tratta da un bellissimo libro
scritto da Giugliano Nanni e Giancarlo Morolli
Guglielmo Marconi nasce il 25 aprile 1874 nel signorile palazzo Marescalchi, situato nel cuore del centro storico di Bologna. Il padre Giuseppe, benestante proprietario terriero, aveva sposato in seconde nozze Annie Jameson, una giovane irlandese arrivata a Bologna per studiare canto.
La famiglia Marconi possiede anche una villa nella campagna bolognese, a Pontecchio, ed è appunto a Villa Griffone che Guglielmo trascorre la maggior parte della sua giovinezza.
Annie Jameson passa abitualmente i mesi invernali, insieme ai figli, nel clima più favorevole della vicina Toscana, dapprima a Firenze e successivamente a Livorno, ove risiede la sorella Elisabeth. In questa città il diciottenne Marconi frequenta il professor Vincenzo Rosa che lo introduce ai fondamenti della fisica e dell’elettrotecnica. Il giovane, che non conseguirà alcun titolo di studio ufficiale, considera quest’insegnante come il suo vero ed unico maestro, rendendogli un riconoscente tributo nel discorso tenuto nel 1909 in occasione del conferimento del Premio Nobel.
Marconi resta affascinato dai fenomeni elettrici e fisici ed è già un appassionato lettore dell’autorevole rivista “L’elettricità”, che presenta le novità in materia, rivolgendosi ad un pubblico eterogeneo interessato non solo a conoscere idee e principi ma anche a costruire apparecchi elettrici. Nel 1892 un concorso apparso sulla rivista lo spinge a progettare e realizzare una nuova pila elettrica, come documentato da alcuni suoi quaderni ritrovati di recente. Le letture dei lavori di Franklin e gli insegnamenti del professor Rosa inducono Guglielmo a costruire un ingegnoso apparecchio, dotato di alcune frecce poste sul tetto della casa, con cui fa suonare un campanello ogni qualvolta si manifestano scariche atmosferiche prodotte da temporali. Questi episodi anticipano gli sviluppi futuri che porteranno all’invenzione della radio e dimostrano la concretezza del suo approccio basato anche su una manualità da orefice. In questo periodo Marconi ha dei contatti anche con Righi, che possiede una villa non lontano da Pontecchio, ma non risulta che essi abbiano avuto un grande peso sulla sua formazione; del resto lo stesso docente non si è mai ritenuto il “maestro” di Marconi.
Nel 1894, durante una vacanza nella zona del santuario di Oropa nel Biellese, Marconi comincia a pensare alla telegrafia senza fili, dopo la lettura della relazione con cui Lodge aveva commemorato alla Royal Institution la scomparsa di Heinrich Hertz, presentandone in dettaglio gli esperimenti sulla diffusione delle onde elettromagnetiche nello spazio. Nasce così l’idea che lo guiderà con determinazione, per tutta la vita, alla realizzazione del suo sogno di riuscire a trasmettere a distanza senza l’ausilio di conduttori elettrici. Lo stesso Marconi ricorda, anni dopo: “Nell’estate del 1894, dall’alta montagna di Oropa, contemplando il Biellese pensai che l’uomo potesse trovare nello spazio nuove energie, nuove risorse, nuovi mezzi di comunicazione”.
L’invenzione della Radio
Tornato a Villa Griffone Marconi inizia a tradurre in pratica la sua idea con l’incoraggiamento della madre e il sostegno, anche economico, del padre. Egli si dota, fra l’altro, di bottiglie di Leida, di un rocchetto di Ruhmkorff, di un oscillatore, di alcuni campanelli, di un tasto telegrafico e di un coherer a granuli metallici, un dispositivo che ha conosciuto attraverso le esperienze di Vincenzo Rosa. Marconi esegue i suoi primi esperimenti nella soffitta della villa, nella stanza utilizzata in precedenza per allevare i bachi da seta e che passerà alla storia come “stanza dei bachi”.
I mezzi di cui dispone non sono certamente all’altezza di quelli in uso nei più attrezzati laboratori di fisica delle Università e degli Istituti Tecnici, ma la sua volontà e la sua abilità sperimentale suppliscono alle carenze delle sue apparecchiature e gli permettono di progredire verso l’obiettivo, che è sostanzialmente diverso da quello di quasi tutti gli scienziati che si sono occupati del comportamento delle onde elettromagnetiche. Ne riflette la posizione lo stesso Branly che, poco dopo l’invenzione di Marconi, scrive “non pretendo di aver scoperto la telegrafia senza fili, perché non ho mai pensato di trasmettere segnali”. Invece Marconi non è assolutamente vincolato a dimostrare sperimentalmente delle leggi fisiche o a trovarne delle nuove. Il suo approccio è estremamente pragmatico, in quanto vuole innanzi tutto provare la fattibilità della trasmissione e cerca di realizzarla con prestazioni sempre migliori, in ambienti naturali che presentano ostacoli crescenti, sforzandosi di comprendere le regole che governano il funzionamento delle apparecchiature rispetto all’ambiente che le circonda. Inoltre egli intende rendere applicabili i risultati del suo lavoro in termini di apparecchiature e di servizi e, probabilmente, intravede già un potenziale business in quello che sta facendo.
Le onde elettromagnetiche prodotte dalle prime scintille emesse dall’oscillatore vengono captate dapprima fra le stanze della villa e, successivamente, fra la villa ed il parco antistante raggiungendo distanze di alcune decine di metri. Marconi perfeziona le proprie apparecchiature con un oscillatore da lui rielaborato partendo da quello di Righi e si concentra sullo sviluppo di un nuovo coherer. L’impiego di elettrodi d’argento molto ravvicinati e di polveri di nichel ed argento contenute in un sottile tubetto di vetro sottovuoto ne accresce la sensibilità rispetto ai coheher sviluppati da Calzecchi Onesti e da Branly.
Marconi sperimenta che la distanza di ricezione aumenta collegando a terra una sfera dell’oscillatore mediante una piastra metallica interrata e mettendo l’altra sfera in collegamento con una lastra metallica o con delle forme metalliche poste in alto. Più la lastra metallica viene alzata, maggiore è la distanza cui il segnale viene raccolto. Marconi scopre così il potere irradiante del complesso “antenna-terra” che, dopo ulteriori perfezionamenti, gli permette, nell’autunno del 1895, di inviare un segnale che viene ricevuto oltre la collina dei Celestini, posta di fronte a Villa Griffone, ad una distanza di circa 1.800 m dal trasmettitore, fra due punti non visibili fra loro.
Da Pontecchio a Londra
Il colpo di fucile sparato dal fratello Alfonso a conferma della ricezione del messaggio mette in discussione la posizione degli scienziati e degli accademici i quali ritengono che le onde elettromagnetiche, al pari di quelle sonore e luminose, si propaghino in linea retta e non possano quindi superare ostacoli come fabbricati e montagne. Marconi dimostra invece che la trasmissione di segnali senza l’ausilio di fili elettrici è fattibile indipendentemente da eventuali ostacoli.
Nasce così la radio intesa come telegrafia senza fili.
Questo risultato induce Marconi a intensificare il suo impegno. Per trovare i mezzi necessari, anche su consiglio della famiglia, si reca in Gran Bretagna, il paese con le maggiori potenzialità per il supporto alle sue ricerche e per l’applicazione della sua invenzione. Infatti oltre Manica Marconi può contare su una rete di importanti conoscenze, grazie soprattutto agli influenti parenti della madre, che possiedono in Irlanda una nota distilleria fondata nel 1780, da cui esce, ancor oggi, il famoso ,jameson whiskey. Oltremanica egli può proporsi ad un mondo economico che, per soddisfare le esigenze del business con gli Stati Uniti e i paesi dell’Impero, ha già realizzato una vasta rete telegrafica intercontinentale. Grazie alla madre egli è perfettamente bilingue e quindi i suoi contatti, come del resto le sue letture di testi scientifici, traggono vantaggio da queste sue conoscenze linguistiche.
Il 2 giugno 1896 Marconi, avvalendosi della consulenza dei migliori esperti in materia di brevetti, presenta al Patent Office di Londra la prima domanda per il riconoscimento dei suoi lavori per il “Perfezionamento nelle trasmissioni degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi corrispondenti”. Il brevetto gli viene concesso nel luglio 1897 con il n.12.039.
Gli ultimi anni
La “Giornata di Marconi” all’esposizione di Chicago del 1933 è uno dei momenti trionfali di un giro del mondo che lo porta in india, nelle Filippine e in Giappone, ove viene ricevuto dall’Imperatore. Come presidente dell’Accademia d’Italia Marconi tiene la presidenza onoraria del primo Congresso internazionale di Elettro-radio-biologia, che si svolge a Venezia nel 1934. Nell’occasione egli pronuncia un discorso sulla continuità tra i fenomeni legati alle onde elettromagnetiche, da quelle propagate con mezzi di radiotrasmissione a quelle, di lunghezza d’onda assai più piccola, oggetto degli studi dei fisici, dei chimici, dei biologi.
“Forse meno appariscenti, ma non meno interessanti, potranno essere le azioni di altre radiazioni fra quelle che la fisica va scoprendone che costituiscono ormai una gamma estesissima che, per le radiazioni elettromagnetiche, va dalle onde elettriche lunghe centimetri ai raggi gamma e forse a certi raggi ultragamma delle radiazioni cosmiche, attraverso le onde ultracorte, fino a pochi millimetri, i raggi infrarossi, le radiazioni luminose, i raggi ultravioletti, i raggi X e, per le radiazioni corpuscolari dai raggi catodici ai raggi alfa e beta delle sostanze radioattive ed ai corpuscoli cosmica”‘.
Nel settembre 1935 lo scienziato è invitato in Brasile per inaugurare la grande stazione di radiodiffusione a Tupy; sia a Rio de Janeiro sia a San Paolo riceve grandi tributi di riconoscenza e di affetto.
I medici gli consigliano di rallentare i suoi ritmi e in novembre Marconi torna un’ultima volta in Inghilterra, ove viene ricevuto da Edoardo VIII, per definire il suo rapporto con la Compagnia che porta il suo nome, ottenendo di essere sciolto da ogni obbligo di lavoro. L’Elettra continua ad essere finanziata dalla società, che si impegna a passare allo scienziato un vitalizio.
Molto colpito dalla morte del fratello Alfonso, sopravvenuta nel 1936, egli dedica soprattutto la sua attenzione alle attività della stazione di Torre Chiaruccia, interessandosi anche ad alcuni problemi di interferenze che per motivi di salute non riesce ad approfondire. L’11 e il 12 novembre lo scienziato realizza una conversazione radiotelefonica a quattro, tra l’Elettra ancorata a Santa Margherita Ligure, New York e due aerei in volo su quella città. Continua il suo assiduo sodalizio con Solari e Marconi ne segue l’impegno nella realizzazione della nuova stazione radiofonica di Santa Palomba. Il loro ultimo incontro avviene la mattina del 19 luglio 1937 e Marconi, tornato a casa, si sente affaticato e chiede di riposare. L’attacco di angina porta ad un infarto cardiaco ed egli si spegne alle prime ore del giorno successivo, 20 luglio 1937, all’età di 63 anni.