Parroco a Battedizzo e Badolo, poi a Pontecchio e Vizzano: un uomo, un pastore.
Premessa
Da diverso tempo si usa nel territorio di Sasso Marconi esprimere sentimenti di stima e riconoscenza a persone che si sono distinte durante la loro vita per l’opera di promozione civile ed umana con alta professionalità, al servizio di valori largamente riconosciuti dagli ambienti e nel territorio in cui hanno operato. Proponiamo quindi Don Tonfino, molto stimato da cattolicii e laici, oltre che per le sue doti di pastore cattolico anche per la sua mite umanità e disponibilità verso tutti (Parroco di tutti, senza distinzioni). Una vita che si può e si potrà definire “degna di essere vissuta”. Oltre a quella che sicuramente avrà da Dio Padre, ci permettiamo di aggiungere la nostra riconoscenza, chiedendo comunque a Dio che ce lo conservi ancora a lungo. Di seguito il riassunto di interviste / racconti di Don Tonino, sulla sua lunga vita senza riflettori ma concreta, utile e di servizio alle sue comunità, ricca di un umanesimo definito naturalmente cristiano, sempre in linea con i principi della Chiesa, e pronto a collaborare con le istituzioni laiche per il bene e obiettivi comuni.
Le sue origini
Nato il 27 Ottobre 1922 a Bologna in via Frassinago, fu quindi battezzato nella parrocchia di S. Caterina di Saragozza.
II padre fu assunto in ferrovia come aggiustatore: faceva il calderaio delle locomotive a vapore. A volte prendeva il piccolo Tonino con sé in ferrovia, il quale si rese conto di quanto fosse duro il lavoro dei calderai. In seguito vennero via via elettrificate molte linee ferroviarie e così il lavoro del padre divenne più pulito e meno pesante.
La sua famiglia si trasferì alla Croce di Casalecchio, dove il padre, che faceva anche il muratore, costruì una casetta.
La scuola
“Ho frequentato le scuole elementari a Casalecchio, e ho un buon ricordo dei miei insegnanti, specialmente del maestro di IV eV elementare: era severo, ma aveva una squadra di 30 ragazzi, alcuni abbastanza scatenati, ma teneva bene la disciplina, aveva buona comunicativa, soprattutto ci educava all’ordine e alla buona condotta e da lui ho appreso l’importanza dell’impegno nello studio e l’onestà e sincerità nei rapporti umani.”
Il seminario
“Nel 1933 entrai in seminario a Villa Revedin dove ho compiuto gli studi ginnasiali; nel 1939 sono andato a completare gli studi liceali in Piazza dei Martiri dove c’era il seminario regionale; lì ho compiuto i tre anni di liceo e il primo anno di teologia. Ho un buon ricordo dei professori, specialmente quello di latino e italiano che mi fecero comprendere la bellezza della letteratura latina e italiana e approfondire la passione verso gli studi umanistici. Ricordo anche il professore di matematica e fisica: non che andassi molto bene negli studi della geometria e dell’algebra, ma mi appassionarono molto gli esperimenti nel gabinetto di fisica che l’insegnante svolgeva in modo veramente straordinario. Ringrazio anche i professori di filosofia che mi hanno condotto attraverso gli studi del pensiero umano alla scoperta della verità intera che trova in Gesù il pieno compimento: – lo sono la via, la verità e la vita -“. “Nel 1943 a causa dei bombardamenti il seminario regionale andò chiuso e io che ero sfollato con la famiglia a Pian del Voglio ho dovuto fare gli studi teologici (2° e 3° teologia) in forma privata a Castiglione dei Pepoli dove i Padri Dehoniani avevano il collegio S. Giovanni con scuole che nonostante i tempi di guerra funzionavano bene e dove trovai due ottimi padri che mi prepararono agli esami, che sostenni a Villa Revedin nel seminario arcivescovile che rimase aperto e non fu disastrato dai bombarda
menti. Proprio a Villa Revedin tornai nell’estate del 1945 e compii gli studi di 4° teologia.”
Il sacerdozio
“II 6 Aprile 1946 fui consacrato sacerdote dal Cardinale Arcivescovo Giovanni Battista Nasalli Rocca nella Cattedrale di S. Pietro, che al termine della sacra ordinazione mi disse: “Ti mando a Battedizzo e Badolo: lassù non posso mandare un anziano. Ho pensato a te. Ti sarà vicino don Ottavio Balestrazzi, parroco a Pontecchio, e lo aiuterai nel governo pastorale delle parrocchie vicine. Quando hai bisogno vieni da me che le porte della casa del Vescovo sono sempre aperte per accoglierti e aiutarti.”
Parroco a Battedizzo e Badolo
“Sono rimasto lassù per ben 27 anni e non pensavo di spostarmi. L’Arcivescovo mi diceva: “Non sei ancora stanco di stare in montagna?”
Vi assicuro che queste parole mi davano coraggio nel lavoro di ricostruzione e nelle iniziative da intraprendere per riunire una comunità dispersa, in un territorio vasto e con gente che aveva sofferto molto a causa della guerra e si trovava in condizioni di grande povertà, con dei problemi ben superiori e più gravi di quelli dell’attuale crisi. E così gradualmente compimmo l’opera di ricostruzione aiutato da mio padre che, arrivato alla pensione, riprese a fare il muratore, guadagnandosi la stima della Curia che gli affidò vari lavori in montagna e acquistandosi l’apprezzamento dei parrocchiani per la sua laboriosità: erano lavoratori (contadini e braccianti), lavoravano sodo e stimavano quanti lavoravano come loro.
Mi dedicai come sacerdote alla cura dei bambini e ragazzi, organizzando la catechesi, una piccola filodrammatica, la schola cantorum: nelle feste si cantava la Messa degli Angeli in latino.
E si viaggiava su un camion usando per sedili le panche della chiesa. Fui aiutato da un gruppo di seminaristi con i quali facemmo un campo solare estivo che veniva chiamato colonia nel quale i ragazzi confluivano numerosi anche per mangiare, perché c’era disoccupazione e il cibo scarseggiava per davvero. Terminata la colonia pensammo di andare al mare, passando per Ravenna: volevo spiegare ai partecipanti la bellezza e l’importanza dei mosaici, poiché ero fresco di studi e un po’ ingenuamente pensavo che gli amici di viaggio fossero interessati all’arte come me. Ma mi accorsi che non mi seguivano; desideravano vedere il mare che la maggioranza non aveva mai visto. Mi colpì lo stupore, specialmente dei bambini, di fronte all’immensità del mare… rimanemmo sulla spiaggia tutto il giorno… era disabitata e circondata dalla grande pineta dei lidi.
Organizzammo nel 1952 una piccola scuola materna in un locale dato per un modico affitto da un generoso parrocchiano: feci così l’esperienza di portare avanti un asilo con personale laico e questo mi preparò inconsapevolmente a quanto avrei dovuto fare a Pontecchio. Nelle vacanze di Natale 1972, il giorno di S. Stefano, il Vescovo Ausiliare di allora Mons. Luigi Dardani mi invitò per telefono a Bologna, perché desiderava parlarmi… andai e mi propose di lasciare Battedizzo e Badolo per venire a Pontecchio.
Salii in Arcivescovado dal Cardinale Antonio Poma il quale mi confermò la richiesta senza ricorrere a imposizioni, perché voleva il mio consenso. Aiutato anche da Mons. Dardani che mi fece capire che il Vescovo è come un padre che non costringe e non impone: fare il desiderio del vescovo era un atto di obbedienza libera e meritevole davanti a Dio.”
Parroco a Pontecchio Marconi e Vizzano
“Lasciai Battedizzo – Badolo e nel Marzo 1973 venni a Pontecchio dove ricevetti il possesso della Parrocchia dallo stesso Mons. Dardani e celebrai la prima Messa: nell’omelia dissi che il mio compito era quello di “dire” la Messa ogni domenica riunendo la comunità.
Non avevo un programma, perché non conoscevo Pontecchio… cominciammo proprio dalla Messa: facemmo una catechesi della celebrazione eucaristica aiutato dal gruppo dei ragazzi del sabato guidati dall’ing. Marco Cevenini e da Mario Fantuzzi che diventerà poi diacono.
Collaborarono le suore dell’asilo, le suore di Villa Angeli: vennero curati il servizio liturgico all’altare, i canti, la preparazione all’omelia riunendosi durante la settimana per il commento delle letture.
Negli incontri non si dimenticò la carità; se all’altare prendiamo insieme il Corpo di Cristo Pane di Vita eterna, dovremo sapere anche condividere il pane materiale con i fratelli bisognosi. Furono risolti diversi casi di povertà in parrocchia e anche fuori.
Le suore reggevano bene l’asilo e l’istituzione non dava grossi problemi economici perché le religiose si contentavano del vitto quotidiano ed erano aiutate da un gruppo di volontari. Ma la Madre Superiora generale che dirigeva la casa provinciale di Firenze ci fece notare che le suore invecchiavano e causa la scarsità delle vocazioni sarebbe stata costretta a toglierle. La parrocchia si mostrò veramente unita e facemmo diversi interventi andando anche a Firenze: il Cardinale Arcivescovo Giacomo Biffi che avevo informato prese a cuore la situazione e si mostrò preoccupato perché non solo a Pontecchio, ma anche in altre parrocchie diverse scuole materne correvano il rischio di chiusura. Il Cardinale ci aiutò e per qualche anno riuscimmo trattenere le suore aiutandole con l’inserimento di alcuni laici: assumemmo l’Elisabetta, come maestra, l’Alfonsina per il post scuola, la Grazia come cuoca. Nel 1991 le suore partirono con rammarico nostro e con dispiacere delle suore stesse, che dimostrarono di essere affezionate alla nostra comunità.
Ci trovammo in una situazione di crisi: dopo diverse travagliate situazioni decidemmo di continuare il funzionamento della scuola materna con personale laico, una parte del quale era già in servizio in aiuto alle suore. Ma nelle visite periodiche di controllo svolte dalle autorità scolastiche emersero nel tempo difficoltà notevoli dovute soprattutto al fabbricato di vetusta costruzione e che abbisognava di trasformazioni radicali richieste da disposizioni di legge: si pensò allora a costruire un nuovo asilo sul terreno della donazione Aria venuta provvidenzialmente in nostro soccorso. Il Vescovo Ausiliare Mons. Claudio Stagni mi diceva con molta chiarezza che una riparazione del vecchio edificio sarebbe stata costosissima e avrebbe rappresentato una rappezzatura senza risolvere i problemi di adeguamento ai regolamenti scolastici. L’iter per ottenere i permessi fu lungo soprattutto per le obiezioni delle belle arti, visto che il nuovo edificio sarebbe sorto in aderenza alla chiesa parrocchiale che aveva ed ha un valore monumentale: il Comune di Sasso Marconi appoggiò il nostro progetto e il Sindaco mandò l’assessore Martelli alla Sovrainten
denza facendo rilevare che fra i vari progetti presentati il primo poteva essere approvato con qualche modifica rendendolo compatibile con le esigenze ambientali e artistiche per la vicinanza della chiesa. L’assessore mise in evidenza l’aspetto sociale dell’opera, necessaria in una zona destinata alla crescita della popolazione scolastica.
Ottenuto il permesso, si iniziarono i lavori con Cesare tecnico e capo cantiere: in 18 mesi l’asilo nuovo fu costruito; in corso d’opera furono aggiunti gli ambienti interrati fra cui la sala polivalente rivelatasi poi utilissima: il che aumentò la spesa, ma con l’appoggio dell’ufficio amministrativo della Curia ottenemmo un fido bancario che ci permise di portare a termine i lavori.
Il 4 Novembre 2000 il Cardinale Giacomo Biffi arcivescovo di Bologna, presente il Sindaco, le autorità scolastiche e la figlia di Guglielmo Marconi, la principessa Elettra, inaugurò e benedisse l’asilo: una bella festa con la partecipazione di tanta gente, non solo di parrocchiani, ma anche di amici e benefattori.
Come già scritto nel bollettino parrocchiale, il debito contratto con il fido bancario è stato pagato e i locali di proprietà della parrocchia vengono usati non solo per la scuola materna, ma anche per l’asilo nido, il post-scuola, l’estate ragazzi, l’oratorio, il teatro e molte altre iniziative che coinvolgono giovani e meno giovani.
Ringrazio il Signore perché con la sua Provvidenza ci ha aiutato: venendo a Pontecchio nel 1973 non pensavo di poter costruire un asilo nuovo, che è nato così spontaneamente come un albero in un campo… Certamente devo ringraziare tutti e specialmente la Comunità di Pontecchio che mi ha sostenuto incoraggiandomi e promuovendo iniziative anche di carattere economico, per il compimento dell’opera che ha soprattutto un valore nel campo dell’educazione dei ragazzi, e visto che si parla spesso di emergenza educativa, occorre portarla avanti con fede e coraggio: “anima est naturaliter cristiana…” la coscienza è naturalmente cristiana.
I valori evangelici sono profondamente radicati nella coscienza dell’uomo e dobbiamo farli riemergere soprattutto con la parola di Gesù che è una parola autorevole, perché è la parola del Figlio di Dio.
Come ha detto il nostro Arcivescovo, il Cardinale Carlo Caffarra nella lezione magistrale tenuta nel corso della visita pastorale del 14 – 15 Febbraio 2009 svoltasi proprio nella sala polivalente dell’asilo, l’insegnamento educativo va comunicato con autorità senza cadere nell’autoritarismo, ma illuminando, persuadendo con la certezza che il seme della parola ha una forza intrinseca che procurerà una messe abbondante, nonostante la povertà della terra e le nostre incapacità.
Con la buona educazione si può sperare in un futuro migliore.
Come il vecchio Simeone potrei dire: “Ora lascia che il tuo servo vada in pace…”, ma posso aggiungere come S. Martino:” Sia fatta la tua volontà e perciò non ricuso il lavoro”. Starò a Pontecchio in obbedienza al Vescovo finché Dio vorrà e le forze fisiche lo permetteranno.
Di nuovo ringrazio il Signore per la bella e istruttiva esperienza, e anche la Comunità senza la quale non sarebbe stato possibile fare quanto è stato fatto: Deo gratias siano rese grazie a Dio!”
CompendioLa scuola
Le interviste sono certamente riduttive rispetto a tutte le iniziative promosse da Don Tonino, basta ricordare:
– Le tante gite-pellegrinaggi: una o due all’anno (12 volte a Lourdes)
– La realizzazione del centro sportivo, il rinnovo del piazzale davanti alla chiesa, l’area giochi per bambini, fatte sempre con l’aiuto di Cesare e/o i ragazzi del centro sportivo.
– L’appoggio agli eventi e alle varie associazioni.
– II rilancio dell’oratorio, con parecchi giovani che si occupano dei più piccoli in varie attività, sportive o altre (tipo il carnevale) oltre che religiose.
Ma va ricordata soprattutto I’ affidabile, costante, rassicurante presenza e disponibilità verso tutti, credenti e non credenti, che ci ha accompagnato lungo la navigazione nelle acque a volte agitate della nostra vita, facendoci sperare in un futuro mondo migliore, oltre che in un’altra vita finalmente aderente alle nostre aspirazioni umane e divine. GRAZIE DON TONINO!!
Alfeo, Antonio, Daniele e Freddy