L’oratorio fu edificato per volontà di Claudio Achillini (1574-1640), famoso giurista e poeta bolognese che possedeva la vicina Villa delle Torrette, per ringraziare dello scampato pericolo dalla peste del 1630. Nell’oratorio sono ancora custodite due lapidi che ricordano il
motivo della costruzione: la prima, che recita “D.O.M. MARTYRIO SANCTAE APOLLONIAE HOC SACELLUM EX NOTO EXSTRUXIT QUI NOMEN SUUM NON IN HOC SAXO SED IN LAPIDE ANGULARI DESCRIBI CUPIT. ANNO PESTIS FAMIS ET BELLI MDCXXX”, riporta la data di edificazione dell’oratorio; mentre la seconda, indirettamente, ci conferma l’identità del committente perché l’Achillini, all’interno dell’oratorio, fece incidere su marmo l’obbligo di dire messe in suffragio della propria anima.
Per sottolineare l’importanza dell’edificio sacro all’interno del complesso di costruzioni che costituivano la villa, questo era stato progettato antistante l’ingresso principale e sulla stessa direttrice.
Le forme della chiesetta richiamano i dettami architettonici della Riforma cattolica: l’interno, terminante in un piccolo deambulatorio che funge da sacrestia, è costituito da una sola navata su cui si aprivano due cappelline laterali, demolite nel dopoguerra, per lasciare spazio alla costruzione degli edifici circostanti. La facciata, suddivisa in due parti da modanature poggianti su lesene, termina in alto con un timpano. Ai lati dell’ingresso sono presenti due finestre con inferriate, attraverso cui è possibile ammirare l’interno dell’oratorio. Il portale dell’edificio, che interrompe la classica ed austera armonia della facciata, è pregevole e fantasiosa opera in arenaria del Sasso, con un arco ribassato rivestito da una fascia a girali. Una trabeazione sorregge il frontone da cui si dipartono due volute che cingono una lapide posta in posizione centrale. Al centro dell’architrave due volatili affrontati, stemma della famiglia Achillini. La bella scultura sta purtroppo divenendo illeggibile a causa di un veloce processo d’erosione, dovuto allo smog, che colpisce molte delle decorazioni in arenaria bolognese, causando così la progressiva perdita di un ricco patrimonio artistico. L’interno, caratterizzato dai colori ocra e bianco, è scandito da semicolonne in gesso con capitello ionico. I recenti lavori hanno riscoperto un interessante pavimento alla veneziana, che era stato coperto da uno strato di cemento. Al centro della decorazione campeggia una stella con la data di posa, 1865, anno della visita pastorale. Nell’abside è collocata una statua in gesso di S. Apollonia incoronata da un angelo. La santa, protettrice dal mal di denti, ha in mano un paio di tenaglie, utilizzate dai suoi carnefici per strapparle la dentatura.
L’oratorio, dopo diversi passaggi di proprietà – Facchinetti, Pamphili, Colonna, Monti Morelli – fu donato alla parrocchia di San Pietro dall’ultimo proprietario ed è stato di recente restaurato, grazie all’impegno di un comitato popolare e con l’assistenza della Soprintendenza ai monumenti.
tratto dalla pubblicazione “Sasso Marconi e dintorni – Guida alle Chiese e agli Oratori” di Silvia D’Altri