Ganzole

Oratorio di Santa Maria di Ganzola

Nella tarda mattinata di sabato 18 ottobre 2014, la Fondazione Augusta Pini e l’istituto del Buon Pastore hanno inaugurato il restauro, compiuto a loro spese, dell’Oratorio di Santa Maria di Ganzola, parzialmente distrutto dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale.
Le prime tre immagini a fine articolo evidenziano tutto il complesso del borgo molto più articolato dell’attuale, ridotto a poche case a causa dei bombardamenti.
Angelo Donini, il fabbro delle Ganzole, ricorda che sin dalla fine del 1700 la famiglia Bentivogli Donini esercitava nel Borgo l’attività di fabbro e che nel Borgo prima della guerra, oltre all’Oratorio, esistevano diverse attività: una scuola elementare, il fabbro, una osteria, una bottega di alimentari, un falegname e un antico mulino, alimentato dal torrente adiacente, ubicato sulla destra della strada e che dava al luogo il nome di “Vecchio Mulino”. Nella breve storia inserita nell’elegante opuscolo stampato per l’inaugurazione dell’Oratorio, viene ricordato che presso l’Istituto dei Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, nel testo “Insediamento Storico dei Beni Culturali”, si legge: “Piccolo Oratorio, già Chiesa di Santa Maria di Ganzola di Mugnano che viene citata nelle Decime del 1378”.
Una percentuale delle offerte raccolte dalla Chiesa di Santa Maria durante l’anno doveva essere devoluto alla Chiesa della Pieve del Pino a cui era sottoposta.

Tratto dal periodico del Circolo Filatelico “Guglielmo Marconi”
“Sasso & Dintorni” anno XVII n° 35

Panorama del Borgo da ponente

Panorama del Borgo da ponente. La prima casa a destra sulla strada è l’antico molino che da il nome al borgo.

La Piazza del borgo "Il Molino" alle Ganzole

La Piazza del borgo “Il Molino” alle Ganzole. A destra l’Oratorio di Santa Maria di Ganzola.

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Oratorio di Santa Maria di Ganzola

Inaugurazione del’Oratorio di Santa Maria di Ganzola restaurato

Ganzole

L’Oratorio parzialmente distrutto nel 1945 e rimasto un rudere per quasi 70 anni.

Dalle Ganzole verso la vite centenaria

Testo tratto dalla “Guida sentimentale di Sasso Marconi” Le donne raccontano: luoghi, storie, paesaggi.
Autrice Vittoria Ravagli

Vittoria Ravagli

Vado verso le Ganzole: è una mattina fredda e luminosa d’inverno.
Superando Via Ancognano, guardo in fondo, dove la strada svolta a sinistra, e sono invasa dai ricordi. Andavo lì, negli anni `80; una storia lunga e complessa della mia vita. Facevo con Gianna al mattino presto i formaggi di capra; portavo sulla mia R4 grossi bidoni di latte che sobbalzavano ad ogni dosso di Via Vizzano. Un’esperienza speciale in quell’aia di grande lavoro, dove la vita era intensa, ciascuno aveva il proprio ruolo e Luisa e Bruna, circondate da bambini di tutte le età, accoglievano chi lavorava ad ogni ora: ci si fermava un poco a parlare insieme, a riposare. O si faceva colazione nella casina degli anziani genitori, al centro dell’aia, dove alle 10 circa il nonno ci offriva salame e grappa della casa…Via Colliva - 02
Proseguo, vado verso la strada provinciale delle Ganzole e la attraverso salendo per Via Colliva. Quando percorro la mia strada spesso mi trovo a sorridere, tanto è bella. Dopo una grande curva, sulla destra, Villa Francia. Si intravvede solo dietro le maglie strette di una rete e tra gli arbusti o arrivandoci dall’alto, sfruttando il dislivello. È una bella villa del ‘700, con un’ampia scala per l’accesso e due eleganti torri ai lati. È abitata da privati e non è visitatile. Il bellissimo giardino dagli alti alberi costeggia la strada e si vedono, nel corso dell’anno, le fioriture che sovrastano la rete, lasciando immaginare fontane, percorsi, boschetti.
Salgo ancora, e arrivo a Belfiore, la mia casa. L’aia sembra sospesa sulla valle ampia e profonda, che prosegue poi con la strada che la costeggia, per Via Ermagnano. Dico sempre che le mie radici sono qui, anche se sono nata altrove. In questo luogo ho vissuto esperienze profonde e difficili che mi hanno formata per quella che oggi sono. In questa valle rivedo le capre, le notti di luna piena con le sue feste ed i suoi canti, le poesie dell’Arci-Luna (poi Voci della Luna), le estemporanee di pittura,.. In quest’aia è la mia esperienza splendida di nonna. Qui la nostra vita ora, appartata, al riparo. Di fianco la casa dove vive mio figlio con la sua famiglia. Di fronte all’entrata, dall’altra parte della strada, una quercia, quasi un simbolo, e un piccolo piazzale da cui si accede alla casa sopra, al Paretaio, proprietà che chiamo da sempre La casa del vento, perché lassù – dove fino a qualche anno fa esistevano solo due ruderi – il vento è davvero di casa. In quel grande prato dai cipressi antichi e intoccabili, ho passato anni bellissimi, abbiamo guardato le stelle cadenti, ho passeggiato con Ninni, ci siamo raccontati favole e sogni. Vado oltre e vedo prati con scene idilliache di pecore sdraiate al sole. Sulla destra il bosco scende ripido: ogni tanto da lì escono cinghiali e cervi… Là in fondo i Prati di Mugnano. Giunti a La Colliva, continuo per la strada che costeggia la valle, sulla sinistra: è bellissima, passa davanti ad un abbeveratoio alimentato da una ricca sorgente, che veniva usato per gli animali in transumanza e quando mancava l’acqua nelle case. Arrivo davanti alla casa del noccioleto – Armagnano – che tanti ragazzi e ragazze ricordano, perché la raccolta delle nocciole era, negli anni `70/’80, un’abitudine di fine estate. Per questa strada non più asfaltata (dopo l’incrocio tra Via Colliva e Via Ermagnano), è facile incontrare animali che attraversano tranquilli, famiglie di cinghiali: anni fa vedemmo anche un bellissimo istrice. Intorno boschetti, rovi di more, che raccogliamo nei vasetti d’estate,e una grande pace, perché la strada poi finisce, almeno per le auto. A una curva a destra, si apre la fine della “mia valle”: la parte alta prosegue oltre e sembra davvero inaccessibile; poi si entra nel silenzio, un silenzio totale. Sotto i piedi la sabbia, di fianco un alto muro a strati, come tante strade una sull’altra che raccontano di millenni.Via Colliva - 01
È qui, e dopo, un po’ oltre, che ho raccolto negli anni, con Ninni, tantissime piccole conchiglie che conservo religiosamente. Questa è parte del Contrafforte Pliocenico, e io ci sono dentro e sento che lo spirito “antico” che vive in me risente di questo luogo senza tempo: e allora ringrazio la vita e il soffio che passa nella valle, un’aria sottile e diversa, che solo qui si sente.
Continuo la strada e arrivo alla vite ultracentenaria, detta del Fantini, perché così si chiamava chi l’ha scoperta nel 1961 (Luigi Fantini, fotografo e ricercatore bolognese); si trova già nel comune di Pianoro. Ora è ben tenuta, ha un ceppo antico e solido, le braccia allargate solidamente fermate ai sostegni. Ne hanno ricavato nuove viti: è davvero in armonia con tutto l’antico che ha attorno. Mi fermo, mi riposo nel piccolo spiazzo davanti alla vite. Proseguendo si arriva alla strada per Badolo.
Di solito, giunta alla vite, ritorno verso casa, ma la strada continua ed è piacevole; mi è capitato di incontrare piccoli cinghiali rigati, incroci tra maiali e cinghiali, domestici e simpatici, ospiti di una casa vicina.
Questo è un posto speciale. È un privilegio vivere qui.

Ballano in cerchio i cinghiali
e i cervi si incontrano
nelle notti di luna piena
alla Casa del Vento.

Forte il profumo
della menta nei fossi
Son d’oro i ciuffi delle ginestre
e i cieli rosati e viola,
quando arriviamo
a salutare il sole.

“Torneremo domani,
è vero nonna?”

Il vento mescola le pagliuzze
del sole morente
e della luna che nasce chiara,
dalla collina

La minuscola mano
che mi trattiene
mi guida verso la strada
senza tempo
di lavanda e ginestre.